Una settimana di appuntamenti culturali senza confini per far riecheggiare la frase “I’am Spartacus” dalla sua arena al resto della Campania e del mondo.Anche per questo quel leggendario “I am spartacus” oggi suona come il gesto ultimo, estremo, per recuperare valori smarriti, per ritrovare la forza di tenere la schiena dritta anche (soprattutto) tra le macerie. Una frase che rimbomba nella dolente terra dove è nato il mito di Spartacus, quella Campania Felix (fertile) oggi avvelenata da immondizie umane (i mafiosi e i loro complici) e materiali (roghi e diossine che avvelenano i cibi dei nostri figli). Una frase che riecheggia come archetipo del tempo mitico (che, in quanto tale, è eternamente presente), arcaica immagine del mito che, come ebbe a ricordare Bronislaw Malinowski, resta “un ingrediente vitale della civiltà umana”.
Boicottato e considerato socialmente pericoloso (lo sceneggiatore americano Dalton Trumbo fu costretto a scrivere sotto falso nome perché finito nel mirino della commissione McCarthy come presunto comunista), il film di Kubrick - che aveva un ispirato Kirk Douglas nei panni del leggendario condottiero - come è noto uscì dal cono d’ombra solo quando l’allora presidente Usa, John Fitzgerald Kennedy, si recò a vederlo e manifestò pubblicamente il suo apprezzamento.